Generosità e condivisione
Ci sono tante cose nella cucina di uno chef: gli ingredienti, certo, e il know-how, senza dubbio… ma ci sono anche tante altre cose.
Quella misteriosa miscela di generosità, umiltà, semplicità e umanità.
La buona cucina è sincera, onesta e accessibile; non deve diventare cerebrale, al contrario, deve essere come una poltrona che tranquillizza e conforta.
Combatto ogni giorno per non cadere nella trappola della cucina semplicistica che seduce con i suoi artifici e la sua messa in scena.
Bisogna fermarsi nel tempo, la sorpresa deve rimanere nel gusto e nella quintessenza del prodotto.
Il ruolo principale di uno chef non è quello di creare qualcosa di bello, il suo ruolo è quello di essere reale.
Sceglie i suoi prodotti, trasforma tutto ciò che trova sul suo cammino, in modo intuitivo, spontaneo ma allo stesso tempo riflessivo.
Nella mia cucina ho allestito un tavolo chiamato La Table du Chef, che può essere prenotato come qualsiasi altro tavolo del ristorante.
Per me si tratta di dare e ricevere, tutto al presente!
Ci prendiamo dei rischi, mostriamo tutto e non nascondiamo nulla.
Scambiamo idee, condividiamo competenze ed esperienze – in breve, la crescita dell’intelligenza collettiva – davanti a un buon pasto!
Riconciliare i miei clienti con prodotti che sono stati vittime di preconcetti insolenti, o sentire che un bambino ha chiesto di venire a mangiare nel nostro ristorante quando gli è stato chiesto “cosa vorresti per il tuo compleanno?” mi rende felice, forte, utile, quasi infuocato!
A questo tavolo, dovrai anche osservare la precisione dei gesti, la sincronizzazione, la telepatia di un team, il dietro le quinte in cui uomini e donne lavorano per il piacere degli altri… e infine, i loro timidi sorrisi sotto gli applausi e i ringraziamenti alla fine del servizio di questi clienti privilegiati.
Generosità e condivisione, questa è la mia filosofia.
